La gaffe partitocratica di Napolitano
Sembra proprio che Giorgio Napolitano sia stato punto sul vivo dal successo (inatteso?) del Movimento 5 stelle e abbia reagito d’istinto, tirando fuori il funzionario di partito che è in lui. Peccato però che egli sia il presidente della Repubblica, colui che “rappresenta l’unità nazionale”.
Liquidare sbrigativamente il fenomeno politico sul quale si stanno interrogando (giustamente) politici e intellettuali in questi giorni con una battuta infelice e sarcastica si addice più al cane da guardia dei vecchi partiti, allertato dalla potenziale minaccia di un outsider con cui dover fare i conti, che a un capo dello Stato che nel merito della competizione elettorale non dovrebbe neanche entrare.
Il sarcasmo di Napolitano è fuori luogo non solo perché nega un fenomeno che è invece reale, facendo come la scimmia che non vede, non sente e non parla, ma anche – e forse soprattutto – perché colpisce non Grillo e le sue boutade antisistema, ma centinaia di migliaia di persone che hanno esercitato il loro diritto/dovere costituzionale di scegliere i propri rappresentanti nelle amministrazioni locali.
Un presidente della Repubblica non dovrebbe irridere questi voti, che spesso sono voti strappati all’astensione. E non dovrebbe neanche liquidare il fenomeno come antipolitica. Anche perché – checché ne dicano Grillo e i grillini – un’associazione di persone che porta avanti progetti politici in maniera non estemporanea, che si presenta alle elezioni e addirittura le vince ha un nome preciso: partito. Più politica di così.
Assolutamente d'accordo.
Da quando Berlusconi non c'è più (nel senso di carica istituzionale :-), il Presidente Napolitano sembra diventato un bambino: quello che gli viene in mente dice. Niente più timori, niente più cautele, niente più interessi superiori che costringono a scelte dolore e anche, a volte, anticostituzionali.
Per quanto riguarda il M5S ("grillini" mi sembra un termine dispregiativo e limitativo rispetto al gran lavoro che sta facendo il movimento), non lo considero un partito solo perché "partito" è un termine che etichetta un certo tipo di politica, ma a parte questo, ha bisogno, e ha, una struttura, un'organizzazione, delle regole, dei programmi come tutti gli altri. E sta facendo una grande politica, nell'accezione più "pura" del termine!
Sto seguendo con attenzione il movimento Cinque stelle sia su internet che su you tube, oltre a seguire le reazioni dei vari partiti in televisione. Mi piace mettere in risalto due cose: primo la trasparenza e l'interesse che suscita il loro programma, l'unico pubblicato su internet. Secondo, il fatto che rifiutano la parola "militante", parola che non sopporto più da molto tempo, perché ha una radice non troppo pacifista… ma preferiscono farsi chiamare "attivisti" , parola che sottolinea, la necessità di una politica attiva.