Quella che segue è la traduzione italiana della segnalazione uscita su Newsmavens e basata su un articolo di Maria Concetta Tringali pubblicato su MicroMega.
Per la prima volta una donna ricopre la carica di presidente del Senato, la seconda carica dello Stato in Italia. Ma la storia politica di Casellati è tutto fuorché una storia dalla parte delle donne.
Basta che una donna ricopra ruoli di poter per poter parlare di passo in avanti nell’emancipazione femminile? La questione è controversa perché, se da un lato il solo fatto che una donna – anche quando non ci piaccia – riesca ad arriva a ruoli che fino a qualche decennio fa erano un’esclusiva maschile è da salutare come elemento positivo, dall’altro le donne in quanto tali non sono necessariamente portatrici di una politica progressista e dunque non è affatto detto che la loro semplice presenza in contesti di solito appannaggio degli uomini sia una “vittoria per le donne”.
La recente elezione di Maria Elisabetta Alberti Casellati alla presidenza del Senato della Repubblica in Italia è emblematica. Casellati è infatti una berlusconiana della prima ora, acerrima nemica delle unioni gay, con posizioni molto conservatrici in tema di fine vita, firmataria di una proposta di legge per abolire la legge 194, quella che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza, solo per citare alcune delle sue posizioni politiche.
Già negli scorsi anni, quando la presenza di ministre negli ultimi governi italiani si è fatta nettamente più alta che nel passato, ci si è interrogati su quanto la presenza delle donne nei posti di potere sia in sé una vittoria e, soprattutto, se questa presenza sia in sé portatrice di politiche a favore delle donne. Ma le due questioni sono diverse: che sempre più donne ricoprano incarichi di potere significa che è caduta la pregiudiziale misogina che voleva le donne inadatte per natura a ricoprire tali ruoli. Fino a non molti decenni fa c’era chi riteneva che le donne non potessero per esempio fare le giudici perché la loro capacità di giudizio non era affidabile nei giorni del ciclo. E, se un simile pregiudizio è forse ancora presente in talune sacche di cultura popolare, certamente possiamo dire che una simile pregiudiziale è definitivamente caduta. Per cui, sì: che una donna ricopra per la prima volta un incarico come la presidenza del Senato in Italia è il segno che i tempi sono cambiati.
Dobbiamo invece completamente abbandonare l’illusione che le donne facciano politica in modo diverso dagli uomini. Esistono donne che portano avanti politiche reazionarie, conservatrici, in difesa della società patriarcale (quella stessa società che non le avrebbe mai volute vedere in quelle posizioni: e qui sta la contraddizione, è evidente) e uomini che portano avanti politiche femministe, progressiste, amiche delle donne. Facciamocene una ragione.
[…] Il pezzo è uscito anche sul blog di Cinzia Sciuto Animabella […]