Quella che segue è la traduzione italiana della segnalazione uscita su Newsmavens e basata su un articolo di Annamaria Rivera uscito su MicroMega
Un tozzo di pane duro, un po’ d’acqua e 3 euro l’ora: questo è tutto quello che spettava a dei braccianti agricoli, tutti rigorosamente neri, che lavoravano fino a dodici ore al giorno nelle campagne siciliane, in cui, anche se luglio non è ancora arrivato, il termometro è già salito parecchio. I “padroni” erano invece due miei bianchissimi conterranei della provincia di Trapani, in Sicilia, che sono stati di recente arrestati.
Condizioni analoghe a quelle in cui lavorava, stavolta in Calabria, Soumayla Sacko che però era anche un sindacalista che si ostinava a difendere i diritti dei lavoratori: è stato recentemente ucciso (sempre da un mio bianchissimo concittadino) mentre insieme ad altri compagni si era recato in una vecchia fabbrica abbandonata per recuperare delle lamiere con cui voleva rendere un po’ più solida la fatiscente dimora in cui vivevano i suoi amici.
È questo il destino che attende la stragrande maggioranza dei migranti che giunge in Italia, sarebbe questa la “pacchia” (così l’ha definita) a cui vorrebbe mettere fine il nostro neoministro dell’Interno Matteo Salvini. A me pare molto chiaro chi sono i buoni e chi i cattivi in questa storia: da un alto ci sono gli sfruttatori e dall’altro gli sfruttati. Eppure, con un gioco di prestigio neanche troppo sofisticato si sta riuscendo a ribaltare completamente l’ordine del discorso, e all’improvviso gli sfruttati diventano i cattivi, il capro espiatorio su cui far convergere in maniera completamente priva di nesso tutti i problemi del nostro paese, e sulla cui pelle giocare a dadi con l’Europa.
La vicenda della nave Aquarius è stata emblematica. Salvini non si è lasciato sfuggire l’occasione di fare la voce grossa, lasciando la nave con 629 persone a bordo in balia del mare per giorni, fino a che la Spagna non ha dichiarato la propria disponibilità a farla attraccare. Un esito che Salvini ha rivendicato con un “finalmente in Europa ci ascoltano”. Salvo tacere sul fatto che – come ha denunciato l’Europarlamentare Elly Schlein – la Lega, il partito di cui è Salvini è leader, non ha mai partecipato alle riunioni di commissione al parlamento europeo in cui si discuteva delle modifica agli accordi di Dublino. Perché è ovviamente molto più facile lanciare hashtag che risolvere problemi.
Ed è anche molto più facile, ma anche molto vigliacco, prendersela con i più deboli. Se c’è qualcuno per il quale l’immigrazione clandestina è una “pacchia” non sono certo i migranti, ma proprio quel circuito di economia malata dominata dalle mafie che ne sfrutta la disperazione. Ma ovviamente è infinitamente più semplice prendersela con qualche centinaio di disperati su una nave in mezzo al mediterraneo che affrontare seriamente lo sfruttamento dei lavoratori in nero da parte delle mafie.
La cosa più preoccupante di questa situazione è che questi quasi quotidiani annunci roboanti (a cui speriamo seguano pochi fatti) inquinano il dibattito pubblico al punto da costringere gli oppositori in un angolo da cui possono solo tentare di resistere e di rimanere umani, ma dal quale è pressoché impossibile provare a ragionare con lucidità su alcune questioni epocali che riguardano l’Europa, a partire da quello dell’immigrazione.
I FATTI:
- da meno di un mese è in carica il nuovo governo italiano, sostenuto da una colazione fra il partito di destra xenofobo Lega e il Movimento populista e post-ideologico 5 Stelle
- uno dei primi atti del nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini, leader della Lega, è stato impedire l’attracco della nave Aquarius della ONG Sos Mediterranee che aveva a bordo 629 migranti salvati nel mediterraneo
- tutte le operazioni di ricerca e soccorso in mare, anche quelle che coinvolgono le ONG, sono coordinate dalla Guardia costiera della Marina militare italiana
- il 13 giugno, Soumayla Sacko, bracciante agricolo e sindacalista originario del Mali, viene ucciso a Vibo Valentia.
- Fra le ultime uscite del ministro dell’interno Salvini, l’idea di fare un censimento dei rom presenti sul territorio italiano.
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