Diritti

Oscenità del carcere

È un argomento scomodo, per questo se ne parla poco e malvolentieri. È un argomento che mette a disagio le persone “perbene”, è un argomento che non si sa come gestire, che sfugge di mano, una patata bollente, è un argomento politicamente scorretto. Letteralmente osceno, posto idealmente fuori dalla scena del dibattito pubblico e fisicamente collocato di solito fuori dallo spazio urbano, lontano dagli occhi e da possibili contaminazioni. Stiamo parlando del carcere, su cui ha richiamato l’attenzione Marco Pannella con la sua ennesima lotta non violenta (attenzione a non chiamarla protesta, se non ci si vuole attirare addosso gli strali di Massimo Bordin nella rassegna stampa quotidiana di Radio radicale) che consiste in uno sciopero della fame (accompagnato per qualche giorno da quello della sete) che va avanti da 65 giorni.


Il punto è molto semplice: la condizione delle carceri in Italia è completamente fuori da qualunque minimo livello di civiltà. Erving Goffman descriveva le interazioni sociali in termini di ribalta e retroscena: quel che si può dire nel retroscena delle relazioni informali, non può essere detto sulla ribalta delle relazioni formali. A proposito del carcere non può essere detto sulla ribalta quel che però in molti pensano: d’accordo, le condizioni delle carceri non sono eccellenti, ma insomma questi se lo sono pure meritato! Occupiamoci prima delle condizioni delle persone perbene, in fondo quelli sono delinquenti!

Questo non detto si fonda su una visione manichea del “noi” e “loro”, come se il carcere a “noi” che siamo fuori non ci tocca e non ci toccherà mai. Finché, però, per qualche strano scherzo del destino non capita anche a “noi” di averci a che fare, e allora capiamo che il nostro manicheismo era del tutto infondato. Perché in carcere ci sono innanzitutto persone come noi, la cui dignità in quanto tali non va calpestata per nessuna ragione.

La pena carceraria consiste nella privazione della libertà, che è già una pena enorme, che andrebbe limitata al minimo, usata come estrema ratio: e invece in carcere ci sono moltissimi detenuti per reati minori che andrebbero depenalizzati e persino una enorme percentuale di persone in attesa di giudizio, alcune delle quali, quindi, sono innocenti.

Se poi, alla privazione della libertà, si aggiunge tutto il corredo di pene aggiuntive costituite da condizioni di vita disumane, allora la pena si trasforma in illegittima tortura e dalla legalità dello Stato di diritto si scivola verso l’arbitrio della tirannia.

1 Comment

  • Anche io, come tanti, mi sentivo stranamente a posto con me stessa, solo per il fatto di non provare ostilità verso le Persone Detenute in Carcere! Un giorno, leggendo un pezzo di Patrizio Gonnella,Presidente dell'Associazione Antigone che si batte per i Diritti e la Dignità umani mi sono resa conto che dovevo saperne di più…Ed allora mi sono documentata e sono venuta a conoscenza della legge Gozzini approvata 25 anni fa, che rivoluzionò il sistema penitenziario.Questa legge prevedeva che chiunque,dal primo giorno di esecuzione della pena potesse andare a lavorare fuori dalle mura del carcere, ed usufruire di una misura alternativa alla detenzione.Si poteva cioè essere puniti per i reati ascritti, ma con una pena utile:studiando, lavorando, stando anche vicino alla famiglia. Poi quella legge è stata controriformata e sono decollate tutte le campagne sicurezza.L'inganno della certezza della pena ha travolto la legge Gozzini. Prima di questo stravolgimento, in Italia il tasso di detenzione era tra i meno preoccupanti in Europa!Ora i detenuti vivono in ozio forzato, sono aumentati in misura esponenziale, ed a poco è servito l'indulto voluto nel 2006 perchè chi l'ha votato non è stato capace di difenderlo e regolamentarlo. Nessuna riforma fu varata per accompagnare l'indulto. E quella occasione di migliorare le cose fu parzialmente sprecata. La situazione è agli estremi: le carceri traboccano e il personale di vigilanza è insufficiente ed allo stremo. La lotta di Marco Pannella è tesa all'Amnistia che eliminerebbe una buona parte dei processi da smaltire. Un terzo dei carcerati è in attesa di giudizio e le statistiche dicono che circa il 50% di essi alla fine saranno giudicati Innocenti. Dunque il sovraffollamento, dovuto alla legge Fini-Giovanardi per i Tossicodipendenti e alla Bossi-Fini per i clandestini,si ridurrebbe drasticamente.E nel frattempo M.Pannella suggerirebbe una riforma alla Common Law Britannica, le Giurie popolari, ed anche l'elezione diretta dei giudici. Tenendo ovviamente conto di tutte le differenze storiche e sociali. Insomma, il vecchio guerriero si batte, ancora alla soglia dei suoi 80 anni per smuovere il Governo, e le coscienze.Ma ha poco seguito.E questa inerzia è BIPARTISAN!La mia coscienza l'ha smossa:grazie Marco Pannella. Marlene Carboni

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Chi sono

Sono caporedattrice di "MicroMega". Ho studiato filosofia e ho scritto "Non c'è fede che tenga. Manifesto laico contro il multiculturalismo" (Feltrinelli, 2018); "La Terra è rotonda. Kant, Kelsen e la prospettiva cosmopolitica" (Mimesis edizioni, 2015). Mi occupo principalmente di diritti civili, laicità e femminismo. Vivo a Francoforte sul Meno. Per contattarmi potete scrivere a cinziasciuto@animabella.it

Ich bin Journalistin und Autorin. Ich habe in Rom und Berlin Philosophie studiert und an der Sapienza Universität in Rom promoviert. Ich bin leitende Redakteurin bei der italienischen Zeitschrift für Philosophie und Politik „MicroMega“ und schreibe auch für einige deutschen Medien, u. a. "Die Tageszeitung" und "Faustkultur". Auf meinem Blog „animabella.it“ schreibe ich zu Säkularismus, Frauenrechten, Multikulturalismus und Fragen der Bioethik. Ich habe zwei Bücher geschrieben: "Die Fallen des Multikulturalismus. Laizität und Menschenrechte in einer vielfältigen Gesellschaft" (Rotpunktverlag, 2020; Originalausgabe auf Italienisch Feltrinelli 2018) und „La Terra è rotonda. Kant, Kelsen e la prospettiva cosmopolitica“ (Mimesis Edizioni, Milano 2015). Ich lebe mit meiner Familie in Frankfurt am Main.

Sie können mich unter dieser E-Mail erreichen: cinziasciuto@animabella.it