Miscellanea

Una necessaria autocritica


Quelli che ieri erano indignati immagino che oggi saranno incazzati. Incazzati perché, per l’ennesima volta, il titolo di prima pagina dei giornali é stato loro rubato. Tutti i giornali, con l’unica eccezione del manifesto, aprono con la notizia della guerriglia urbana che ha devastato il centro di Roma. Questo blog non può certo essere accusato di solidarietà di casta, molto spesso ho criticato i giornali e i giornalisti, che ritengo responsabili almeno per metà dei guasti di questo paese. Ma stamattina mi sono chiesta: che il centro della nostra capitale sia stato teatro di una guerriglia urbana per ore, che macchine di cittadini qualunque – magari partecipanti alla manifestazione – vengano date alle fiamme, che i mezzi della polizia -quei pochi che riescono ad acquistare dopo i feroci tagli al comparto sicurezza e che paghiamo noi con le nostre tasse, e dunque sono un po’ anche nostri – vengano sistematicamente e intenzionalmente distrutti, che qualche centinaio di guastatori di professione ha violato e violentato quel bene comune che è una pacifica e legittima protesta di piazza, è o no una notizia? E il fatto che in tutte – tutte – le altre città si sia manifestato senza neanche un petardo non fa di questa notizia, purtroppo, LA notizia del giorno? E non è dovere dei giornalisti cercare di capire perché proprio a Roma, e SOLO a Roma, è successo il finimondo? E non dovrebbe essere la prima domanda che si dovrebbero fare anche i movimenti stamattina?


Le proteste erano nell’aria, come hanno scritto i cronisti che hanno seguito le fasi preparatorie della manifestazione. E allora le questioni sono due. La prima: perché il governo non é riuscito a neutralizzare in anticipo quel manipolo di violenti che si accingeva a rovinare la festa a tutti gli indignati d’Italia? Come è possibile che siano anche solo potuti arrivare in piazza? E, una volta in piazza, come è possibile che non siano stati fermati per tempo? Come tutti quelli che hanno partecipato anche ad una sola manifestazione di piazza sanno, questa è gente riconoscibilissima, camminano in squadra, hanno i volti coperti, di solito i caschi pronti a essere indossati, si danno dei precisi segnali di attacco, come ha ben descritto Ilaria Donatio: possibile che Ilaria li abbia “riconosciuti” in anticipo e abbia avuto il tempo di allontanarsi e i poliziotti no? Non è possibile: e allora il sospetto è che abbiano dei precisi ordini di contenere le violenze ma in qualche modo “consentire” che rovinino almeno un po’ la festa. Del resto, il fatto che nelle altre città si sia svolto tutto senza incidenti dimostra che si può prevenire.

La seconda questione è però più importante per la vita del movimento. La sensazione che io ho è che questi guastatori di professione, che il bene comune non sanno neanche dove sta di casa, vadano dove “fiutano” di poter agire pressoché indisturbati. E dunque dove avvertono, da un lato, un governo che – per debolezza o precisa volontà politica – non muoverà un dito per prevenire gli scontri e, dall’altro, una piazza almeno non completamente ostile. E, se è verissimo che molti manifestanti hanno tentato, ormai invano, di allontanare i violenti, è anche vero che nei giorni precedenti non si sono sentite molte voci nette e senza ambiguità contro eventuali violenze. Ogni affermazione non violenta era sempre seguita da un “ma” (“ma la violenza che subiamo noi è la violenza dello Stato, delle banche ecc”) che aveva inevitabilmente l’effetto di “smorzare” la forza dell’appello non violento e forniva quasi una sorta di giustificazione preventiva a eventuali scontri. Un movimento che vuole davvero crescere e rafforzassi deve innanzitutto guardare alle proprie responsabilità per evitare che continuino a rubargli, oltre che il futuro, anche le prime pagine dei giornali.



4 Commenti

  • Perfettamente d'accordo.
    Vista dall'estero la situazione è ancora più assurda e ti posso assicurare che le domande che ti sei fatta tu se le fa anche il resto del mondo.
    Non sono isolate le voci di gruppi mandati da servizi deviati proprio per togliere la voce al popolo.

  • Assolutamente d'accordo sull'autocritica, troppo spesso si "problematizza" per non cadere nelle facili semplificazioni, come mi è capitato di sentire oggi da Francesco Raparelli a mezz'ora della Annunziata. Tuttavia stiamo attenti anche ad una autocritica che è anche autocensura del linguaggio, la violenza di una finanza dal viso coperto che mette in ginocchio il mondo è violenza e io rivendico tutto il diritto di chiamarla con il suo nome, insieme al diritto di considerare dei delinquenti quanti hanno trasformato una bella manifestazione in una guerriglia.

  • Ciao Cinzia, guarda che tante delle persone che hanno fatto gli scontri sono persone incazzate per vari motivi che non lo fanno per professione, ma per rabbia, perchè non hanno lavoro, o perchè non riescono ad immaginare un futuro, o più semplicemnte perchè frequentano scuole da cui subiscono una repressione continua. Chiaramente ci saranno stati anche gli infiltrati dello stadio e di casapound, che lo fanno per ideologia o perchè coordinati dall'alto. Quelli che non hanno giustificazione sono le forze dell'ordine. In via Carlo Felice ho visto una camionetta della polizia andare a 60 Km/h contro un ragazzo che ora è in ospedale in fin di vita. L'autocritica deve essere verso la nostra cultura e verso una vecchia tradizione che si chiama fascismo. Neanche io penso che la violenza possa portare da qualche parte, tuttavia non credo che chi abbia praticato violenza lo abbia fatto per professione o perchè appartenente ad un servizio deviato. Poi, mi dovete spiegare come un servizio segreto, soprattutto qui in Italia possa essere non deviato!?!
    Sinceramente quando ho visto il ragazzo investito dalla polizia, buttato sull'asfalto con la testa rotta e il sangue che formava una pozza, il primo istinto è stato quello di rabbia e di usare violenza – TANTA. Che poi non l'abbia adoperata è un altro discorso. La violenza è stata quella delle forze dell'ordine.
    E chi non capisce questo, si che potrebbe giovarsi di un po' di autocritica.

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Chi sono

Sono caporedattrice di "MicroMega". Ho studiato filosofia e ho scritto "Non c'è fede che tenga. Manifesto laico contro il multiculturalismo" (Feltrinelli, 2018); "La Terra è rotonda. Kant, Kelsen e la prospettiva cosmopolitica" (Mimesis edizioni, 2015). Mi occupo principalmente di diritti civili, laicità e femminismo. Vivo a Francoforte sul Meno. Per contattarmi potete scrivere a cinziasciuto@animabella.it

Ich bin Journalistin und Autorin. Ich habe in Rom und Berlin Philosophie studiert und an der Sapienza Universität in Rom promoviert. Ich bin leitende Redakteurin bei der italienischen Zeitschrift für Philosophie und Politik „MicroMega“ und schreibe auch für einige deutschen Medien, u. a. "Die Tageszeitung" und "Faustkultur". Auf meinem Blog „animabella.it“ schreibe ich zu Säkularismus, Frauenrechten, Multikulturalismus und Fragen der Bioethik. Ich habe zwei Bücher geschrieben: "Die Fallen des Multikulturalismus. Laizität und Menschenrechte in einer vielfältigen Gesellschaft" (Rotpunktverlag, 2020; Originalausgabe auf Italienisch Feltrinelli 2018) und „La Terra è rotonda. Kant, Kelsen e la prospettiva cosmopolitica“ (Mimesis Edizioni, Milano 2015). Ich lebe mit meiner Familie in Frankfurt am Main.

Sie können mich unter dieser E-Mail erreichen: cinziasciuto@animabella.it