Religione a scuola: quando lo Stato rinuncia al suo ruolo
È tempo di iscrizioni scolastiche, che riguardano milioni di famiglie alle prese con la scelta della scuola per il prossimo anno. Sui moduli delle scuole statali, a partire addirittura dalla scuola dell’infanzia, tra i vari campi da riempire c’è anche quello «per l’esercizio del diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica». Una manifestazione di libertà, si dice. Un’abdicazione dello Stato al suo ruolo, in verità.
I genitori che ritengono che il posto della religione non sia nella scuola (pubblica) ma nelle chiese e nelle case, possono richiedere che il figlio esca dall’aula quando entra l’insegnante di religione. Per andare dove? A fare cosa? Quando va bene, la scuola organizza non meglio specificate «attività sostitutive», quando va male i bambini-ragazzi bighellonano per i corridoi in attesa che finisca l’ora di religione oppure entrano o escono prima da scuola se si tratta delle ore iniziali o finali della giornata scolastica. Per cui l’«alternativa» che si presenta al genitore è una sorta di segregazione: mentre (quasi) tutti i tuoi compagni rimangono in classe, tu (insieme a pochi altri) devi uscire e inventarti qualcos’altro da fare. Scelta di cui poi bisogna in qualche modo rendere conto ai figli, e molto probabilmente è più semplice spiegare a un bambino di 3 anni che l’uomo è un animale venuto fuori dopo centinaia di migliaia di anni di evoluzione naturale, piuttosto che fargli capire perché quando arriva la maestra di religione lui deve uscire dall’aula.
Ora, i casi sono due: o l’insegnamento della religione cattolica è parte integrante della formazione che la scuola pubblica intende dare ai suoi alunni, e allora non può essere consentito a nessuno di rinunciarvi, esattamente come nessun genitore può pretendere che il figlio non segua le lezioni di italiano, matematica e persino di educazione fisica; oppure l’insegnamento della religione cattolica è questione demandata alle scelte della famiglia, e allora non si capisce perché queste scelte debbano essere realizzate a scuola. La formazione dei propri figli è una questione complessa, nella quale entrano diverse «agenzie» formative, con ruoli distinti. Dopo la scuola, ogni famiglia decide in completa autonomia come «integrare» la formazione dei figli e sarebbe del tutto insensato pretendere che la scuola (pubblica) copra interamente lo spettro delle opzioni formative delle famiglie.
Uno Stato confessionale ha il pieno diritto di prevedere nell’ambito dei curricula scolastici della scuola pubblica l’insegnamento della religione, poiché in questo modello statuale essa costituisce non già un aspetto della vita privata delle persone, ma parte integrante (e anzi fondamentale) della formazione «civica» dei cittadini. I Patti Lateranensi, recepiti nell’articolo 7 della nostra Costituzione, fino alla loro revisione del 1984, definivano la religione cattolica «religione di Stato» ed era pertanto comprensibile e, a rigor di logica, persino doveroso che lo Stato la inserisse tra gli insegnamenti obbligatori della scuola pubblica.
Nel 1984 però quella clausola fu abolita e la religione cattolica è (dovrebbe essere) oggi una religione al pari delle altre (sebbene continui a godere di uno status privilegiato, ormai non più giustificato), tanto che proprio quella revisione, abolendo la «religione di Stato», abolì anche l’obbligatorietà dell’insegnamento della religione cattolica. Se non c’è una religione «di Stato», la religione diventa questione privata, personalissima che può rappresentare per molti (al limite: per tutti) un’aspetto centrale della propria vita e che può ovviamente esprimersi pubblicamente in tutte le forme e i limiti garantiti dalla libertà di espressione e associazione di tutti i cittadini, ma non può costituire insegnamento in una scuola pubblica.
E scaricare sui genitori la scelta rivela soltanto la debolezza di uno Stato, incapace di assumersi la responsabilità della formazione dei propri cittadini.
Il cattolicesimo non è più religione di stato, ma purtroppo c'è una clausola nel Concordato (9.2):
"La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado."
In ragione di questo comma, lo stato ha l'obbligo di garantire l'insegnamento della religione cattolica.
E del concordato non ci libereremo facilmente, essendo un trattato con Stato estero che non può quindi essere sottoposto a referendum abrogativo. Bella grana.
Quando saremo maggioranza (un'altra ventina di anni, occhio e croce) lo aboliremo unilateralmente. Spero.
In un paese dove i genitori non vanno mai a messa, spesso non credono, ma poi cresimano i figli (e non perchè ne hanno parlato col bimbo, e questi ne ha fatto richiesta…ma perchè "lo fanno tutti"), il vero problema è la coerenza delle persone… Che se non sono nascoste nella massa, non hanno mai il coraggio delle proprie azioni. Siamo un popolo di conformisti ipocriti. Tutto qui. Non siamo credenti ma poi mandiamo i bimbi alle scuole cattoliche private, non perchè preparino meglio, ma "perchè scremano"! Bisognerebbe scremarsi il cervello e il cuore. Ma forse rimarrebbe poca roba…
Cristina
Tante cose non si conoscono sulle ore di religione cattolica nelle scuole della Repubblica:
1) sono due la settimana alle scuole dell'infanzia e elementari, come o più di quelle di inglese, informatica, storia…)
2) sono «impartite in conformità alla dottrina della Chiesa» (altro che "cultura", è letteralmente dottrina)
3) gli insegnanti sono scelti e revocati a insindacabile giudizio del vescovo
pero', in attesa di abolire le leggi che permettono questo residuo medievale, si puo' fare qualcosa: l'ora alternativa comincia ad essere una attività coinvolgente e formativa
durante l'ora alternativa i miei figli hanno studiato la nostra Costituzione e altre culture, i diritti dell'infanzia, musica, le tematiche ambientali, la realizzazione di carta riciclata, la mitologia greca e le opere di Omero
oraalternativa.it
E' vero che non possiamo abolire il concordato tanto facilmente, pero' si pèotrebbe tentare di sensibilizzare le famiglie su questo tema, invitandole a non far frequentare l'ora di religione ai loro figli, e far risparmiare cosi' dei soldi alla scuola e impiegarli meglio. per esempio, alla materna, dove l'ora di religione e' una (alle elementari sono 2) hanno appena tagliato le insegnanti di inglese per i bambini di 5 anni. Ora, religione vs inglese sappiuamo gia' in Italia chiu vince, pero' mentre la religione i bambini possono impararla meglio e gratis nei luoghi preposti, al taglio dell'ìinglese non c'e' rimedio. se un po' di genitori si impegnassero a mobilitarsi, io ci starei.
Flavia, zona 9
Quando a Socrate venne chiesto come mai nella democratica Atene esistesse la Schiavitù rispose semplicemente:"perchè gli schiavi non sanno contare. Se sapessero contare si accorgerebbero di essere in numero superiore ai propri padroni, li ucciderebbero e diventerebbero liberi". Il problema delle leggi molto spesso è un falso problema (ai tempi di Socrate anche la schiavitù era legale!). Il problema della religione cattolica "imposta " dal concordato è un falso problema: la verità e che la stragrande maggioranza degli italiani è ipocrita, ignorante e pecorona. Basterebbero una maggioranza di genitori e nonni di bambini e ragazzini a picchettare con forconi e/o mattarelli alcune scuole e ministero competente per non fare entrare preti,suore ed insegnanti di religione cattolica nelle scuole per far decidere DE-MO-CRA-TI-CA-ME-NTE l'annullamento unilaterale da parte dello Stato Italiano di qualunque patto con lo stato(?) vaticano. Amen. Tutto il resto son minchiate che sento da sessanta anni.
L'insegnante di religione c'è, fa due ore assolutamente inutili che vengono sottratte alla didattica.Lo sceglie la Curia, lo paga lo Stato.
PROGETTO ORA ALTERNATIVA
È un progetto avviato dall’UAAR per ottenere, come primo obiettivo, una reale parità tra chi si avvale dell’insegnamento della religione cattolica (IRC) nella scuola pubblica e chi decide di non frequentarlo.
In particolare, questo progetto è rivolto a chi (genitore, studente, insegnante), interessato alle attività formative alternative previste dalla legge, incontra difficoltà normative, finanziarie e organizzative che ne impediscono l’effettuazione.
Il secondo obbiettivo del progetto, più ambizioso e sostanziale, è il superamento dell’attuale sistema educativo che discrimina gli scolari in base alle scelte religiose dei genitori, per arrivare a proposte formative rivolte a tutti e che studino una pluralità di concezioni del mondo, religiose o meno, la loro storia, le loro differenze e i loro punti comuni.
Lavorando insieme a questo progetto, l’obiettivo di realizzare un sistema educativo che non discrimini più tra cattolici e non cattolici potrebbe finalmente diventare qualcosa di più di un semplice desiderio.
Per informazioni: info@oraalternativa.it.
Di tutto di più sull'Attività Didattica Alternativa in:
http://www.uaar.it/uaar/campagne/progetto-ora-alternativa/
"una scuola italiana che non preveda l' insegnamento della religione è una scuola fallimentare", l' ha detto un grande pensatore italiano della nostra epoca.
il punto chiave è che dovremmo intendere religione qualcosa di più ampio di quello che è considerato oggi dai più.
la riflessione sulla fede, intesa come adesione volontaria ad un sistema di pensiero, è quantomeno necessaria per metterla poi in seria discussione. l' atteggiamento religioso è comune al cristianesimo, al marxismo, perfino alla matematica!
da questo punto di vista l' ora di religione dovrebbe diventare una riflessione su tutto il pensiero umano, sulle sue solide-o fragili-basi. riflessione a dire il vero che a livello filosofico si fa da sempre. dovrebbe essere la cartina tornasole delle altre materie studiate. e si troverebbero così le basi comuni di fede appunto che reggono il pensiero contemporaneo. solo la superficialità di questo periodo storico ha fatto digerire alle masse- e a molti intellettuali sprovveduti- che esiste il pensiero certo, e poi la pura irrazionalità di cristianesimo-islam-ebraismo-altro , cioè la FEDE.
ciodetto, oggi come oggi in italia questo non avviene ed è giusto che si cambi, ma non per abolire l' ora di religione, nè per trasformarla in ora di ricamo, nè per lasciare ai genitori un compito intellettuale che al 99% non sapranno assolvere, e delegheranno a maria de filippi, bensì per lasciare spazio alla riflessione necessaria sulle fondamenta del nostro pensiero e in ultimo del nostro vivere(e pensare che religione viene da "ricerca scrupolosa, attenta")