No Tav: il finto dialogo e il futuro del movimento
La ministra Cancellieri che sulla Tav afferma: “Massimo confronto, ma deve andare avanti” è un po’ come un genitore che dice ai figli “parliamo, parliamo, tanto poi si fa come dico io”. Se la decisione è già stata presa, che bisogno c’è del dialogo? Come fa una confronto ad essere “massimo” se, proprio sul punto cruciale, non c’è alcuna disponibilità a mettere in discussione la propria posizione? Delle “compensazioni” i valligiani non sanno che farsene, quello che vogliono è vedere riconosciute le proprie ragioni sull’inutilità – oltre che sulla mostruosità – di quell’opera. Un (finto) appello al dialogo rischia di avere conseguenze opposte alle intenzioni: il movimento potrebbe (e forse non a torto) sentirsi preso in giro, trattato come un bambino capriccioso al quale si fa credere di dialogare, ma poi si tira dritto per la propria strada.
Il movimento NoTav – come molti altri movimenti in difesa dei beni comuni sorti negli ultimi anni – ha una caratteristica peculiare: non è affatto un movimento Nimby (not in my backyard- non nel mio giardino), che si limita a rifiutare un’opera necessaria e utile solo perché vicina a casa propria. È un movimento che ha studiato tanto, e ha dimostrato con i fatti e i numeri che quell’opera non è né necessaria né utile.
In questo è un movimento “maestro”, che ha segnato la strada a tanti altri movimenti più recenti. Pensiamo ai comitati Rifiuti Zero che stanno nascendo un po’ in tutta Italia e che già nel loro nome contengono una precisa alternativa politica, altro che Nimby.
Il movimento NoTav in queste ore è però a un punto di svolta. Questo governo mostra più determinazione dei precedenti in molte sue decisioni, e il rischio che possa usare la mano pesante nei confronti dei manifestanti è sempre più serio. È fondamentale, addirittura cruciale per la sopravvivenza del movimento (e della sua causa) che esso sia capace di coinvolgere tutta la cittadinanza democratica del paese, che susciti le simpatie della gente, che eviti qualunque atteggiamento provocatorio e che ne prenda le distanze ogni volta che se ne presenta l’occasione.
Il manifestante che offende e provoca il carabiniere è odioso, insopportabile per chi abbia come valori di riferimento il bene comune, il rispetto del prossimo, persino del proprio “nemico”. Certo è uno e non rappresenta i NoTav: ma il momento è delicato, e proprio per questo non ci si può permettere che un singolo sfrutti la visibilità del movimento per macchiarlo.
La logica del leone e della pecorella è e deve rimanere estranea al movimento, se vuole avere qualche speranza di sopravvivere, e magari anche di raggiungere il proprio obiettivo.
D'accordo sui toni no sui contenuti. Alla fine la TAV o è fa farsi o non è da farsi, così come le pale eoliche, i pannelli solari, le case, le antenne dei telefonini, i ripetitori TV, le discariche, gli inceneritori, i gassificatori, le centrali elettriche, le autostrade, gli aeroporti,le ferrovie, i porti, il ponte sullo "stretto", le metropolitane ecc. Sicuramente le città intere (nessuna esclusa) sono uno scempio alla natura preesistente: Ma questi sei miliardi di uomini che vivono sulla terra COME e DOVE vogliamo che vivano? Personalmente sono un ecologista del fare: sempre e tutto quanto sia utile al meglio del possibile. Chi ha diritto/ obbligo, strumenti, capacità valutative, competenze di sintesi benefici/svantaggi per decidere? semplice: Il popolo; a mezzo degli strumenti di cui è stato capace crearsi nella storia: ossia i governi.I governi decidono male? i popoli anno scelto male i governi. Chi non è d'accordo con le decisioni dei governi ha tutto il diritto (oserei dire l'obbligo morale)di autoproporsi per il governo del Paese o di indicare e sostenere chi meglio potrebbe decidere.Discutere,dialogare,confrontarsi è sacrosanto tanto quanto per un governo alla fine decidere tenuto conto del TUTTO.Sempre e comunque la peggiore delle decisioni sarebbe: o non decidere o far finta di decidere decisioni prese sotto ricatti di minoranze pacifiche e/o violente. In tal caso è morale e legittimo l'uso della forza per fare rispettare le leggi dello stato.
se fosse stato dimostrato del tutto che non serve la TAV sarebbe emerso. io ho letto le ragioni dei notav, sono opinioni, previsioni future, punti di vista. dare ad essi il valore di verità è fuori luogo. ovvio che anche il governo esprime opinioni. che si fa? come dice leonbaldo? il male minore: si segue il diritto, la democrazia, le regole che chi possiede la carta d' identità italian implicitamente accetta.
berlusconi ci ha convinto che le regole-in primis il diritto-sono plasmabili se si alza la voce, si minaccia, si ricorre all' insulto. e in parte c'è riuscito. come non vedere un filo comune che lega berlusca e il modo di intendere l' antipolitica in questi anni?
credo che il ministro intendesse dire:cari notav, portate proposte, idee, convinceteci. al momento ciò non avviene.
e sul piatto c'è l' europa, che ha finito di farla 15 anni fa la tav in francia e attende noi. poi uno può dire chissenefrega, ma sulle sue spalle peserebbero penali, sanzioni, problemi al paese di ordine economico. il piccolo contadino della val di susa questo non lo sa, ma ritorno alla domanda di prima:se non ci iniziamo a fidare della nostra classe dirigente,perchè ci continuiamo a chiamare italiani?
saluti.