Diritti

SESSISMO QUOTIDIANO/1

Oggi inauguro una rubrica in cui raccoglierò tutti i microepisodi di sessismo che si insinuano nella nostra quotidianità, spesso senza neanche accorgercene. Mi si perdonerà se dovrò per forza di cose far riferimento a mie esperienze personali, e anzi invito tutti – lettrici e lettori – a segnalare a loro volta episodi simili. Questo “catalogo” potrebbe essere molto utile a ciascuno di noi per “raffinare” la propria sensibilità.
Partiamo da tre episodi recenti che riguardano i bambini.
Grigliata con amici (tedeschi) per il primo maggio, tavolino per i bambini. Alle due bambine presenti vengono consegnati dei tovagliolini di Frozen, ai maschietti di calcio. Ora, io non ho assolutamente nulla contro Frozen (che tra l’altro penso sia un cartone molto bello con modelli femminili molto forti: le due protagoniste sono due bambine, due sorelle, ed è nel legame fra le due che si troverà la forza per venire fuori dai problemi. Dunque, modelli in sé a mio parere positivi). E non ho assolutamente nulla neanche contro il calcio. Dirò di più. Non ho assolutamente nulla neanche contro il fatto che i bambini e le bambine si aggreghino (più o meno spontaneamente) intorno a specifici interessi. Le due bambine presenti (che erano anche più piccole dei maschietti, va detto) hanno giocato tutto il tempo fra di loro con le bambole, mia figlia travestendosi con gonnellina di tulle e corona; i bambini a pallone o a battaglia con le spade. Quel che trovo inaccettabile è che siano gli adulti a incasellare e orientare preventivamente le scelte dei bambini. E tanto più che durante il gioco le due “squadre” era ben divise, il momento del pasto sarebbe potuta essere l’occasione per scombinare un po’ le carte in tavola, dando a tutti gli stessi tovagliolini magari senza nessuna particolare connotazione, o con qualcosa che consentisse a ciascuno di identificarsi.

Il secondo episodio è accaduto sempre durante la stessa grigliata. Il papà di due dei maschietti presenti osserva: “meno male che nel palazzo sta arrivando un’altra femminuccia, se no Maria (nome inventato, naturalmente) sarebbe cresciuta in mezzo a questi selvaggi e rischiava di diventare una hooligan”. Ora, ammetterete che leggere queste parole fa accapponare la pelle, eppure sono battutine leggere, buttate lì spesso senza neanche pensarci (e per questo tanto più significative perché espressione di un sessismo radicato, istintivo e non meditato) che abbiamo sentito chissà quante volte e che vengono giudicate per lo più innocue (e anzi, chi dovesse farne notare l’inopportunità è sempre tacciata di essere una femminista rompipalle). Io invece penso che siano devastanti per i bambini e le bambine che le ascoltano. Il loro immaginario si popola di maschi selvaggi (e perché mai?) destinati a diventare degli ultrà sfegatati e di bambine composte (anche qui, perché mai?) alle quali non saranno mai consentiti (perché non si addice) atteggiamenti che si discostano da quel modello, a meno di non voler essere etichettate come “maschiacci”. E alle bambine va ancora bene, perché essere “maschiaccio” ha spesso i suoi lati positivi ed è comunque associato a elementi considerati universalmente positivi (la forza, il coraggio ecc). Va molto peggio ai maschi non selvaggi (che sono per fortuna molti!), ai quali tocca spesso subire lo scherno di essere additati come delle femminucce (con la relativa associazione di caratteristiche considerate universalmente negative: debolezza, emotività ecc).
L’ultimo episodio è di qualche giorno fa. È venuto a casa un amichetto di mio figlio grande a giocare. Mio figlio ha preso dal suo scrigno del tesoro un braccialetto e una collana (vecchia bigiotteria trovata credo dalla nonna) e li ha regalati come portafortuna all’amico, che li ha indossati tutto contento. Quando il padre è venuto a prenderlo, l’amichetto gli ha subito mostrato orgoglioso i regali ricevuti. Reazione del padre: “Ma è roba da femmine!”. Questo episodio, oltre che di un sessismo viscerale, è anche segno della differenza fra lo sguardo infantile e quello adulto. È l’adulto che associa agli oggetti, ai colori, ai vestiti significati e ruoli precisi. Per i bambini è tutto sempre scoperta e gioco, emozioni e fantasia. Mio figlio non ha certo regalato quegli oggetti al suo amichetto perché lo considera una femmina, erano solo il simbolo dell’amicizia, poteva essere qualunque altra cosa. Quel che contava per i bambini è, per esempio, che fossero oggetti provenienti dal suo scrigno, in cui lui custodisce le cose preziose che trova. Insomma, era una grande dichiarazione di amicizia e fiducia. Liquidarla con una battutaccia così significa davvero castrare la fantasia dei bambini. Anche nel primo episodio che ho raccontato c’è un esempio di questa diversità di sguardi fra bambini e adulti. Quando ho visto mia figlia con gonnellina di tulle e coroncina in testa le ho chiesto: amore, da cosa ti sei travestita? Lei mi ha guardato un po’ sorpresa e dubbiosa, poi mi ha risposto: da niente mi piacevano la gonnellina e la corona! Evidentemente lei non associava nulla di particolare a quegli oggetti e se io, anziché porre la domanda aperta, le avessi detto: ma che bella principessina! avrei già “manipolato” la sua immaginazione, confinandola in un determinato ruolo.

3 Commenti

  • Sono perfettamente d'accordo. Purtroppo viviamo in un paese che gioca ad essere emancipato, che gioca a far parte dell'Europa, ma dietro il gioco di finzione esiste ancora una cultura retrograda che colloca le donne dietro le quinte. Gli episodi descritto, seppur banali all'apparenza, sono indicativi delle "trappole " cui è sottoposta la donna già da bambina. E per liberarsi da queste trappole saranno costrette a pagare il prezzo di essere diverse, allontanate dalle donne stesse.

  • Classe di mia figlia (terza elementare). Tre bambine e 11 bambini. Si verificano episodi un po' fastidiosi (non gravi) di comportamento sessista dei maschi verso le femmine. soluzione per "risolvere le criticità" proposta da un genitore e accolta con plauso anche dei genitori delle femmine (tranne me, la femminista rompipalle): i maschietti faranno un regalino alle femmine. Un bel gesto verso il gentil sesso, si scrive nella chat su whatsapp.

  • Da dove la pigli pigli sbagli. La saluti? sei un dongiovanni; non la saluti? sei un maleducato; lei mette minigonna, tacchi a spillo, tette a balcone, tanga e tu la guardi? sei uno sporcaccione; non la guardi? sei un complessato. Per favore femmine aiutateci: fateci un codice di comportamento: come ci volete? ditecelo! io, pur di amarvi, sono disposto a tutto.. perchè, nonostante non vi capisco, vi amo tutte.

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Chi sono

Sono caporedattrice di "MicroMega". Ho studiato filosofia e ho scritto "Non c'è fede che tenga. Manifesto laico contro il multiculturalismo" (Feltrinelli, 2018); "La Terra è rotonda. Kant, Kelsen e la prospettiva cosmopolitica" (Mimesis edizioni, 2015). Mi occupo principalmente di diritti civili, laicità e femminismo. Vivo a Francoforte sul Meno. Per contattarmi potete scrivere a cinziasciuto@animabella.it

Ich bin Journalistin und Autorin. Ich habe in Rom und Berlin Philosophie studiert und an der Sapienza Universität in Rom promoviert. Ich bin leitende Redakteurin bei der italienischen Zeitschrift für Philosophie und Politik „MicroMega“ und schreibe auch für einige deutschen Medien, u. a. "Die Tageszeitung" und "Faustkultur". Auf meinem Blog „animabella.it“ schreibe ich zu Säkularismus, Frauenrechten, Multikulturalismus und Fragen der Bioethik. Ich habe zwei Bücher geschrieben: "Die Fallen des Multikulturalismus. Laizität und Menschenrechte in einer vielfältigen Gesellschaft" (Rotpunktverlag, 2020; Originalausgabe auf Italienisch Feltrinelli 2018) und „La Terra è rotonda. Kant, Kelsen e la prospettiva cosmopolitica“ (Mimesis Edizioni, Milano 2015). Ich lebe mit meiner Familie in Frankfurt am Main.

Sie können mich unter dieser E-Mail erreichen: cinziasciuto@animabella.it