Dopo anni di Große Koalition era del tutto prevedibile che l’Spd ne pagasse caro il prezzo. Una netta débâcle dovuta anche al modo in cui è stato affrontato il tema immigrazione e rifugiati, questione che ha tenuto banco per tutta la campagna elettorale. A tutto vantaggio dell’Afd, il partito xenofobo per la prima volta in parlamento.
Poco dopo la diffusione degli exit polls, che ieri alle 18 in punto (orario di chiusura dei seggi) già annunciavano chiara e lampante la sconfitta dell’Spd, il suo capo Martin Schulz ha dichiarato che il partito non sarà disponibile a entrare nel governo e che si collocherà all’opposizione. L’epoca della Große Koalition in Germania sembra dunque finita, e questa è l’unica buona notizia di queste elezioni. Ed è anche l’unico punto di partenza possibile per rimettere insieme i cocci della socialdemocrazia tedesca – e forse europea – e provare a costruire per il futuro una seria e radicale alternativa ai Cristianodemocratici. I quali, pur rimanendo il primo partito in Germania, non hanno di che rallegrasi: circa un milione di voti si sono chiaramente spostati dal partito della cancelliera ad Alternative für Deutschland, il partito xenofobo di estrema destra, vincitore indiscusso di questa tornata elettorale. Meno 8,6 percento di voti rispetto al 2013 è il prezzo che Angela Merkel ha pagato per la sua politica sui rifugiati, che ha rappresentato il tema decisivo in questa campagna elettorale.
Un tema sapientemente cavalcato dall’Afd che ha raccolto ed enfatizzato le paure dei tedeschi. Più che dal risultato elettorale– 12,6 per cento nella media nazionale, con punte ben oltre il 20 per cento in alcune aree dell’Est del paese (nel Land di Sachsen è addirittura il primo partito con il 27 per cento delle preferenze) – la vera vittoria di Frauke Petry e Alexander Gauland è infatti rappresentata proprio dalla capacità di dettare l’agenda politica e di metterci al centro la questione dei rifugiati. Una scelta per loro obbligata – visto che è attorno a questo tema che il partito è nato e che raccoglie il suo consenso – ma che avrebbe dovuto essere assunta anche dagli altri. Dal settembre 2015 infatti – ossia dal momento in cui la cancelliera ha aperto le frontiere della Germania con il suo “Wir schaffen das” – era chiaro che questo sarebbe stato il terreno di scontro politico da lì al giorno delle elezioni. E se anche poi queste frontiere non siano rimaste nei fatti così aperte, la potenza simbolica di quella dichiarazione ha avuto effetti di ben più lunga durata delle politiche concrete.
Inoltre, anche se può sembrare un paradosso, proprio in un paese dove l’economia cresce e che ha certamente le spalle larghe per affrontare il flusso di rifugiati, i timori che l’arrivo incontrollato di centinaia di migliaia di persone l’anno da paesi molto lontani dalla Germania per geografia e cultura possa mettere in discussione esattamente quel benessere e la sicurezza del vivere collettivo, attraversano tutti gli strati sociali e tutti gli elettorati, di centro, di destra ma anche di sinistra. La cosa può non piacere, ma non si può ignorare. È stato lo stesso Martin Schulz ad aver ammesso di aver incontrato in campagna elettorale molti elettori dell’Spd che rimproveravano al partito di non prendere in seria considerazione i timori della base sul tema immigrazione.
Una politica progressista non si porta avanti negando le paure della gente e cercando di convincerla che si sta sbagliando. Ovviamente non si attua neanche inseguendo gli xenofobi sul terreno del razzismo. Ma si colloca esattamente in quello stretto crinale fra la capacità di sintonizzarsi e intercettare i bisogni e i timori delle persone e quella di offrire loro risposte credibili e progressiste.
Era comunque del tutto prevedibile – nonostante l’iniziale entusiasmo che la nomina di Martin Schulz aveva sollevato – che dopo anni di Große Koalition l’Spd ne pagasse il prezzo. Chi infatti è soddisfatto delle politiche del governo ne attribuisce i meriti ad Angela Merkel, che continua ad essere una leader molto popolare e autorevole. Chi invece è critico affibbia le responsabilità a entrambi i partiti della coalizione, e vota altrove. L’Spd dunque ha avuto solo oneri e niente onori da questa esperienza.
Che l’Spd si sia dichiarata indisponibile a una nuova, ennesima, GroKo è un’ottima notizia non solo per il partito di Schulz ma per tutta la democrazia tedesca: se l’Spd dovesse infatti entrare al governo il primo partito di opposizione sarebbe l’Afd, con tutto quello che ne seguirebbe sia in termini di lavori parlamentari sia di dibattito pubblico. Schulz ha dichiarato che in Germania bisogna tornare alla dialettica fra centrodestra e centrosinistra, e la scelta di stare all’opposizione è un chiaro segnale all’Afd che non le sarà lasciato molto spazio. Era ora.
Concordo con l’analisi, ma chiedo al commentatore/trice si potrebbe sapere il risultato della Linke? In Germania esiste una formazione dichiaratamente e chiaramente di sinistra da anni all’opposizione fondata da un ministro molto critico nei confronti di Schoroeder (lui ha dato la stura alle sconfitte della SPD, come da noi anni di politiche neoliberiste del PD poi e del Centro”sinistra” prima), eppure è sempre assente dai commenti dei “politologi”. Molte grazie
La Linke si é fermata al 9 per cento e anche lei ha perso molti voti che sono andati all’Afd, il che dovrebbe farle fare (alla Linke, non a lei) quelache riflessione in più…
Non credo che la debacle del partito della Merkel sia dovuto esclusivamente alla politica sull’immigrazione, la Germania accoglie da sempre immigrati da tutta Europa, e dal medio oriente, la comunità turca ne è un esempio. nel suo articolo non mette, assolutamente, in discussione le politiche neoliberiste, nonostante la forte crescita Dell’economia tedesca, che, con dati alla mano, ha ulteriormente traslato ricchezze dalle fasce più deboli e Dei lavoratori alle caste dei ricchi finanzieri e delle multinazionali . La questione immigrazione si lega ad un bombardamento mediatico che sta veicolando paure e risentimenti nei confronti di persone in grave stato di bisogno, ignorando completamente la realtà dei fatti, cioè uno spudorato arricchimento delle caste nei confronti dei cittadini e dei lavoratori. Bisognerebbe domandarsi chi detiene il potere dell’informazione e dei media per capire dove nasce il risentimento verso persone più deboli. Non bisogna prendere in considerazione neppure il paradigma “aiutiamoli a casa loro“, le potenze economiche occidentali da sempre sfruttano i territori d’origine dell’immigrazione, più che aiutarli a casa loro dovremmo smettere con le nostre politiche imperialiste e lasciare che ogni popolo possa ricavare le ricchezze dal proprio territorio e non depredarli.
Ho molte contestazioni da fare alla tua analisi.
Primo: gli anni di Grosse Koalition non sono 12 ma 4, il mandato precedente la CDU governava coi liberali, mentre Grosse Koalition c’era ancora nel mandato prima, nel 2005.
Secondo: la SPD ha perso voti, ma ne ha persi quasi il doppio la CDU, mentre dalla tua analisi pareva il contrario, che l’SPD soffrisse piu` della CDU.
E` vero psicologicamente, perche` comunque la CDU resta primo partito e Merkel restera` a capo del governo. Ma non numericamente.
Ma non mi pare che la SPD soffra piu` del dovuto, del prevedibile -che secondo me e` la cosa piu` interessante da discutere
Era prevedibile: ebbene si`.
Ma perche`?
Perche` i partiti di governo accumulano sempre scontenti, da qui la logica dell’alternanza.
Ma inolre, in questo periodo storico, c’e` un problema in Europa, grosso come un macigno, che e` quello dell’immigrazione. Ed e` molto facile dire che le ricette di governo non sono in grado di gestirlo, e che i partiti di opposizione di destra radicale cavalcano un facile populismo.
Ma abbiamo pensato noi, se capitasse per caso che ci fossimo noi al governo, se saremmo in grado noi di risolverlo? se e` risolvibile tout court? se non e` forse principialmente irrisolvibile?
E non mi basta sentir parlare dello “stretto crinale fra la capacità di sintonizzarsi e intercettare i bisogni e i timori delle persone e quella di offrire loro risposte credibili e progressiste”; perche` le risposte credibili e progressiste non riesco a vederle da nessuna parte -ma non riesco a immaginarle neppure, nel nostro disperato bisogno di mantenere il ‘nostro’ Welfare guadagnato con secoli di faticosissima storia, e nella allucinante utopia di mantenerlo anche con milioni di nuovi arrivati.
Ecco, e veniamo all’ultimo punto su cui dissento totalmente.
Ci guadagnera` l’SPD dal non entrare in una nuova Grosse Koalition (per altro tutto ancora da vedere)? chi vivra` vedra`. Ma intanto temo che ci perda la Germania (e con essa pure l’Europa).
Perche` l’SPD, che sicuramente ha avuto il ruolo piu` generoso, in quanto partner debole della coalizione, e` riuscita pero` varie volte ad influenzare la politica di Merkel in senso molto socialdemocratico. Per esempio sulla disoccupazione, sempre in calo, e tra le piu` basse in Europa, sull’Europa, dove due partiti europeisti sono meglio di uno pro e uno quasi-contro, o sulle politiche in favore delle famiglie (sanita`, educazione, kindergeld, betreuung), e pure nel campo dei diritti, con la legge sui matrimonio omosessuali, su cui Merkel stessa e` contraria.
Per intenderci, non credo che le Grosse Koalition siano sempre il meglio che la politica possa offrire, ma in tempi come questi, in tempi di “pilota automatico” per dirla alla Draghi… certo, tutto e` migliorabile, ma spesso il meglio si rivela essere il piu` grande nemico dell’abbastanza buono.
Qualche risposta rapida: 1) le vittorie e le sconfitte in quesitoni elettorali si decidono in base alle aspettative: l’arrivo di Martin Schulz aveva fatto molto sperare, le aspettative erano molto alte, il 20 per cento è una resultato molto molto deludente; 2) chiaro che il fenomeno migratorio è di estrema complessità e nessuno ha la ricetta pronta, spero che tu non te l’aspettassi da un breve articolo di commento alle elezioni. Peraltro non sono entrata nel merito dicendo che Merkel lo ha gestito male, ho solo detto che questo era il tema della campgna elettorale e che è stato sottovalutato o negandolo o dicendo meglio di così non si può fare. 3) Il punto però più importante è quello della Große Koalition: se l’Spd entrasse nel governo per i prossimi anni la dialettica in germania sarà fra CDU/SPD al governo e AFD primo partito d’opposizione e secondo me sarebbe una dialettica drammatica per la democrazia tedesca (per non parlare degli oggettivi poteri parlamentari che l’Afd avrebbe come primo partito d’opposizione. Molto, molto meglio che la dialettica sia fra un centrodestra e un centrosinistra democratici, una dialettica che si spera rimetta all’angolo l’Afd.
Si può riflettere fin che si vuole, ma i migranti si respingono o si accolgono.
Chi li vuol respingere ha una parola d’ordine chiara e netta, elementare quanto sadicamente cinica che non ha bisogno di perifrasi o ragionamenti approfonditi e complessi.
Chi li vuol accogliere deve spiegare e mediare, creare condizioni favorevoli ad un’integrazione che non può non essere che lenta e progressiva, talora impossibile: il tutto ha bisogno di sforzi economici e culturali a medio-lungo termine. Nel frattempo, ogni atto aggressivo di qualche migrante amplifica immediatamente intolleranza e xenofobia, mentre i rari e difficili successi nel campo dell’integrazione sono ignorati dai media, sempre avvezzi a suscitare scalpore con la notizia di cronaca “nera” e mai inclini a valorizzare fatti positivi (non fa notizia il cane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane).
In sostanza, vince chi si schiera contro i migranti, perde chi – per calcoli lungimiranti di buona politica economica e demografica e, perché no?, anche umanitari – non ha possibilità di scongiurare nell’immediato gli effetti di un immaginario collettivo che enfatizza quella che, in fondo, è solo immatura fobia della diversità, incapacità di confronto con l’altro da sé, egoistico provincialismo che preferirebbe che questi sventurati morissero nel Sahara o nei lager libici piuttosto che sentirli bussare ai propri confini. Ma questo immaginario è vincente.
L’occidente si vede restituire all’improvviso le conseguenze di scellerate scelte secolari di imperialismo (termine poco moderno ma non saprei usarne uno diverso) economico e militare che ci ha convinti che per noi ogni ostacolo deve essere sempre superabile, nulla ci deve fermare nel miope cammino verso l’esasperato consumismo che consideriamo quell’intoccabile modello di vita minacciato non da armate agguerrite, ma da perseguitati e affamati.
“Inoltre, anche se può sembrare un paradosso, proprio in un paese dove l’economia cresce e che ha certamente le spalle larghe per affrontare il flusso di rifugiati,[…]”
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L’economia cresce soltanto secondo i moduli dell’alta finanza, che non tiene in alcuna considerazione le condizioni reali delle persone (l’ex DDR è in ginocchio per l’accaparramento a prezzi di svendita delle sue migliori imprese da parte della BRD, la chiusura delle altre imprese non abituate alla competition capitalistica, mentre l’occupazione risulta alta soltanto perché si computano anche i lavori occasionali, di poche ore e di pochi euro). Nessun paese ha spalle tanto larghe da poter accogliere milioni e milioni di immigrati.