Quella che segue è la traduzione italiana della segnalazione uscita su Newsmavens e basata su una intervista a Mimmo Lucano realizzata da Giacomo Russo Spena e uscito su MicroMega:
Riace, un piccolo paese in Calabria (quello dei famosi Bronzi), da qualche anno sta sperimentando un modello di accoglienza che lascia senza parole tutti i razzisti. E non è un caso che è sempre sull’orlo della chiusura.
La narrazione dominante vuole che ci siano da una parte i cittadini (come quelli di Chemnitz) “arrabbiati” e “preoccupati” , interessati ai loro problemi materiali e che quindi vanno capiti quando sfogano la loro rabbia contro i migranti; e dall’altro le animebelle che vorrebbero accogliere tutti e che non sono più capaci di capire i problemi della gente. Una narrazione profondamente distorta, che una esperienza come quella di Riace mette in discussione. Qui l’accoglienza non è fatta a chiacchiere, ma in concreto, e l’integrazione dei migranti non è “soltanto” (come se già non fosse molto) un atto di solidarietà ma anche una strategia per far rivivere un paesino che stava letteralmente morendo. Grazie a questa politica di accoglienza il Comune è rinato, è stata salvaguardata la scuola che rischiava di chiudere, hanno trovato nuova vita vecchi mestieri e attività artigianali che stavano scomparendo, sono state aperte nuove botteghe e negozi che hanno portato anche un qualche ritorno economico.
Un modello che ha rischiato di chiudere perché i fondi che lo finanziavano erano stati bloccati, e soltanto una grossa mobilitazione popolare, che ha visto il sostengo anche di importanti personalità come Roberto Saviano, ha evitato il peggio.
Queste sono le risposte concrete che possono disinnescare l’idea pericolosa che garantire diritti ad alcuni li tolga a qualcun altro. Riace dimostra esattamente il contrario: che accogliere con intelligenza – ossia prevedendo un percorso di integrazione concreto e in tempi relativamente brevi – è un vantaggio per tutti. E forse dà fastidio proprio perché funziona.
I FATTI:
Nel 1998 duecento profughi dal Kurdistan sbarcarono a Riace Marina. L’associazione Città Futura decise di aiutare i migranti appena sbarcati dando loro a disposizione le vecchie case abbandonate dai proprietari, che ormai avevano lasciato il paese.
Dal 2004, grazie al sindaco Domenico Lucano, questo modello è diventato strutturale e il paese ha concesso ospitalità in appartamenti indipendenti a migliaia di richiedenti asilo provenienti da venti diverse nazioni, integrandoli nel tessuto culturale cittadino e inserendoli nel mondo del lavoro del piccolo borgo, ridando di fatto alla città di Riace una nuova vita, salavaguardando anche servizi essenziali, come la scuola, che rischiava la chiusura
L’integrazione dei migranti è assicurata da circa settanta mediatori culturali assunti dal comune e facenti parte del sistema Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), nato proprio per proporre, oltre le misure di assistenza e di protezione ai singoli beneficiari, il processo di integrazione sociale ed economica di cui Riace si fa promotrice.
Nel 2016 il sindaco Mimmo Lucanofu inserito dalla rivista Fortune tra i 50 leader più influenti al mondo.
Qualche mese fa Lucano riceve l’attacco del ministro dell’interno Salvini: “Al sindaco di Riace non dedico neanche mezzo pensiero. Zero, è zero”.
Negli ultimi tempi il modello Riace rischiava di chiudere perché i finanziamenti erano stati interrotti. Dopo una mobilitazione molto ampia pare che invece saranno ripristinati.
A sostegno del “modello Riace” si sono attivati in molti, da Ada Colau a Roberto Saviano.
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